La passione del grande patriota per la musica, il canto, il teatro dell’opera. Passione che forse non tutti conoscono ma di cui ben si può avere un’idea leggendo uno scritto dell’amico Aurelio Saffi che così ricorda: ”Egli era amantissimo delle ispirazioni dell’arte, amava – sapendosi solo e non ascoltato, talora fra il giorno, più spesso a tarda notte – cantare sottovoce accompagnandosi con la chitarra. Aveva una tal voce che, modulata dal canto scendeva al cuore“.
Un’amore – quello Mazziniano – che non si limitava quindi all’ascolto della musica, ma travalicava in un’attitudine ben concreta, fatta di spartiti da leggere e strumenti da suonare, e che spesso era vissuta come speranza, conforto, capace di allietare nei momenti più difficili della vita (come durante la prigionia nella fortezza di Savona, o l’esilio in Francia, Svizzera e a Londra).
Un’amore e un’interesse che spinsero Mazzini a identificare nell’arte musicale – si veda il suo trattato del 1836 la filosofia della musica “l’immagine del bello e dell’eterna armonia” – “il profumo dell’universo” in grado di far progredire l’umanità e rigenerare le menti, rinnovare la società anche attraverso l’eleganza e infondere in qualche modo negli individui la passione civile, il bene morale, un senso dell’etica oltre che dell’estetica..
Per maggiori informazioni digitare su GOOGLE: “la filosofia della musica di Giuseppe Mazzini 1836”.
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