Riportiamo qui di seguito un interessante articolo firmato da Stefano Albertieri, intitolato “I Guardiani di Pietra del Principato di Seborga” e pubblicato l’11 marzo 2015 da ‘Bordighera.net’.
Sulle alture di Seborga, lungo il crinale di levante, passa l’antico sentiero che dal mare porta ai Termini di Perinaldo e Baiardo.
Nel tratto tra il Monte Nero e i Termini di Seborga, si trovano alcune incisioni confinarie sia su grandi rocce che su massi minori eseguite con cura e maestria da anonimi scalpellini del passato.
Le incisioni sono composte da una croce greca detta pattata o rinforzata, da un numero e dalle lettere “S” e “C”.
La numerazione di queste pietre confinarie dalle ultime ricerche effettuate, va dal numero 1 al numero 34.
Purtroppo, molte pietre numerate rimangono introvabili nel folto della boscaglia, altre sono state divelte dalle ruspe durante l’esecuzione delle varie piste taglia fuoco.
Alcune di queste pietre rimangono oggi visibili lungo il sentiero, altre sono semi nascoste lungo il crinale.
Il segno netto, la profondità dell’incisione, la grandezza dei caratteri, sembrano rimarcare la volontà e la tenace determinazione d’indipendenza del Principato di Seborga dal territorio della confinante Repubblica di Genova che nei secoli trascorsi più d’una volta tentò d’entrare in possesso del territorio del Principato.
Le croci pattate venivano usate maggiormente nei secoli XI – XII, si può ipotizzare che gli abati monaci del Monastero di Lerino, nei secoli susseguenti continuarono nella tradizione dell’uso di questo tipo di croce.
Riguardo alle lettere “S” e “C” presenti sulle pietre, possono ricordare l’avvenimento del 13 ottobre 1611, quando il Principe Cesario da S. Paolo raduna il Capitolo e vengono inseriti sui tetti di Seborga 13 coppi con su scritto il numero 13, la data 1611 e le lettere “C” e “S” a significare Castrum Sepulchri.
Osservando le pietre però si nota che la lettera “S” è sempre posta sul versante che da sul villaggio di Seborga, mentre la lettera “C”, in genere è eseguita dal lato opposto. Questa caratteristica fa ipotizzare che la “C” indichi Coldirodi.
Coldirodi divenne Comune indipendente alla metà del 700 dopo che furono sedate le rivolte dei sanremaschi che anelavano all’indipendenza dalla Repubblica di Genova.
La Repubblica per punire la Città di Sanremo toglieva ad essa i territori a ponente che venivano ora amministrati dall’indipendente comune di Coldirodi. Quindi, le pietre-cippo potrebbero esser state fatte nella seconda metà del 700.
Una ulteriore particolarità riguarda le pietre iniziali poste a settentrione e a meridione lungo questo confine di Stato.
A queste sole pietre fu aggiunta in seguito, una ulteriore incisione “1817”.
Nell’anno 1817 fu ratificato il Congresso di Vienna (che abolì la millenaria Serenissima Repubblica di Genova).
L’aggiunta su questo confine di questa data “1817”, è un segno della chiara volontà dei seborghini di riaffermare l’ indipendenza del Principato di Seborga nella nuova Europa post – napoleonica.
– La numero otto:
La pietra confinaria più conosciuta e anche la più misteriosa è la numero 8 posta sulla sommità del Carparo ( divenuto oggi luogo di lancio per gli sportivi del parapendio) .
Questa lastra di pietra differisce dalle altre, oltre che per la grandezza, per la presenza di numerosi segni cruciformi. Oltre alle solite lettere “S” e “C” con la croce pattata, tra croci minori,una grande croce si unisce, tocca il numero otto.
L’otto è il simbolo dell’infinito, dell’incommensurabile, dell’indefinibile, incita alla scoperta della trascendenza, alla rigenerazione.
Ricorda l’ottava musicale, la scala dei colori e i giorni della settimana che portano ad un nuovo inizio. Nelle Tavole Smeraldine l’otto è chi ordina il progresso, pesa e bilancia il viaggio degli uomini. In Grecia la colomba era associata all’armonia del n° 8 , che ne è il simbolo.
Serviva alla determinazione dei presagi favorevoli; era il simbolo dell’eros sublimato e anche della Grande Madre.
La colomba simboleggia inoltre varie divinità, da Semiramide a Diana, tutte rappresentazioni del pianeta Venere.
Nella tradizione cristiana la Madonna viene associata a Venere ed il bambino con il piccolo Mercurio. Venere è anche l’antico nome del monte Sion, Santa progenie della stirpe della pietra sacra.
A Seborga, otto erano i capi famiglia che avevano diritto di voto. Otto erano i falò di tradizione pagana, attorno a cui si danzava a Seborga durante la festività di Santa Giusta.
Qualche anno fa i signori della Sovrintendenza ripulirono e piantarono verticalmente la pietra dell’otto, la quale oggi si ritrova più al sicuro nuovamente coricata a terra.
Il Principe di Seborga Giorgio I, affermava che in Occitania a Carcassona (Carcassonne), Seborga era conosciuto come il paese del N° 8, e la particolarità della pietra del Carparo con l’incisione di una grande croce supplementare posta sull’infinito (8), aveva per lui un’alone di mistero che ancora permane.
Una curiosità è che proprio nelle vicinanze di Carcassona si spostò il Capitolo dei Cavalieri Seborghini nel secolo XVII° e precisamente a Ventenac nella regione di Cabardés.
Attorno a Ventenac sono stati ritrovati dei cippi confinari che coincidenza della sorte, sono incisi con mitra e pastorale, che altro non sono che i simboli del blasone comunale dell’odierna Seborga.
Lungo il panoramico crinale che domina Sanremo, e nelle terse giornate arriva alla penisola di San Turpetto (Saint Tropez), ridipinte dal muschio, le misteriose pietre scritte, lassù, rimangono a guardia degli antichi confini della storia.
Stefano Albertieri
Biografia di Stefano Albertieri: Nato a Bordighera, in gioventù si appassiona a passeggiate montane, salendo in invernale sulle principali vette delle Alpi liguri e Marittime. In seguito si appassiona alla storia gerbida del nostro territorio. Diventa collaboratore della Biblioteca Storica del Principato di Seborga curata dal Cavaliere Giorgio Pistone e si interessa all’originale storia del Principato. Inizia così una ricerca dei resti litici delle tribù Liguri e antichi confini presenti nell’entroterra di Bordighera.
Conosce e collabora con il ricercatore, l’archeologo (di superficie) escursionista Andrea Eremita, allievo e amico di Enzo Bernardini. Collabora al sito di Eremita “I segreti della Val Nervia”.
Escono alcuni suoi articoli di storia locale su La Voce Intemelia e su Paize Autu. Dal 2002 è socio fondatore del Centro Culturale “il Ritorno degli Antichi” di Vallecrosia. Da oltre vent’anni partecipa a concorsi di poesia dialettale con poesie scritte in “vallebunencu” e in “burdigotu”. Da sempre iscritto al “Genoa Club Bordighera”.
Categorie:Arte & Cultura
Che sia esistito realmente un principato nel territorio di Seborga è dato sapere che trattasi di una fandonia, principi non se videro mai, ci fu soltanto un convento con un abate e abitanti dediti all’agricoltura e con gravi problemi di denaro comunicazioni a dorso di mulo e nessun interesse a ” prendere ” quel territorio perché insignificante sotto ogni punto di vista.
Non apparve mai il dottor mellifluo ne vi fu fondazione dell’ordine dei templari ecc.ecc. tutte fantasie.
Se invece si tratta di argomentare su un lancio prima (giorgio !° ) e in seguito un rilancio (altri principi ) a fini meramente turistici
allora tutto cambia, ben venga una storia rivisitata, ma con ben presente che di “storia” trattasi.
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